In ascolto di Esodo

Essi videro Dio (terza parte). Il Signore è Pace

Meditazione per l’Avvento con Esodo

Buon Avvento 2020!

Cari amici, l’Avvento ci coglie mentre il nostro cammino in ascolto di Esodo è giunto a questo versetto:

Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero.

Quante volte leggendo la Bibbia – da Adamo in poi – troviamo questo timore nel cuore dell’uomo: non possiamo vedere il volto di Dio, ascoltare la Sua voce, pronunciare il Suo nome… o significherebbe morire. Ma… come? Se è Lui che ci ha chiamato alla vita!?
Ecco allora che Egli stesso ci viene incontro! Viene come “Sole che sorge a illuminare quelli che stanno nelle tenebre”. E se noi temiamo e ci copriamo il volto è perché non riusciamo ancora a sostenere in pienezza la Sua luce. E la Sua mano si alza allora, sì, ma non per pesare sopra di noi, ma per strapparci dalle acque e portarci alla Sua luce. Di luce in luce noi vedremo il Suo Volto!
Egli si è fatto visibile!!! Andiamo allora incontro al bambino che viene: Egli si è fatto visibile! Si è fatto “pane” nella mangiatoria di Betlemme (=casa del pane), sulla croce e sull’altare.
La grotta di Betlemme è profezia del banchetto della nuova Alleanza nel Suo corpo e nel Suo sangue. Gli andiamo incontro allora, e insieme ci copriamo il volto davanti alla Sua luce, e ci inginocchiamo ad adorarlo, come i pastori, come i magi. Lui principe della pace, che viene a donarci… non morte (!), ma consolazione e pace. Il Signore è il Signore della Pace.


Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero. [Es 24,11]

Mosè salì – quindi – con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele. Essi videro Dio.

Ci siamo scoperti incapaci di descrivere in termini chiari e positivi cosa significhi veramente “vedere Dio”. Dio rimane per noi inaccessibile, lo percepiamo come il Totalmente Altro. Non è tanto l’uomo con le proprie forze allora che sale a Dio, ma Dio che scende con la sua grazia fino al cuore dell’uomo. E chiede anche a noi di scendere nell’intimo nostro cuore, dove Egli pone la Sua dimora. Questo molto probabilmente è il significato della lezione della Bibbia greca: furono visti nel luogo di Dio.

Sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffiro, limpido come il cielo.

Allo stesso tempo, partendo dal fatto che in ebraico la parola zaffiro ha le stesse consonanti di sèfer, il “rotolo della legge”, abbiamo considerato il binomio Cielo-Parola. Di come il Cielo e la Parola siano limpidi, puri, trasparenti. Dio ci dona la sua Parola, ci dona il suo Cielo! Sentiamo allora la stessa voce che ci aveva chiamato a scendere nel nostro cuore, che ora ci dice: Sali! Il cielo non è un cielo muto e lontano. Il Totalmente Altro si apre alla sua creatura: si fa Presenza e trasparenza di luce.

* Mysterium tremendum.
Ora però ci imbattiamo in un versetto che ci lascia sgomenti: Contro i privilegiati di Israele non stese la mano. Mosè e compagni videro Dio e rimasero vivi! Anzi: poi mangiarono e bevvero! Certo gioiamo che Mosè e compagni siano rimasti vivi. Ma – ci chiediamo – perché sarebbero dovuti morire? Se Dio è il Dio della vita…
Il soggetto di questo «timore» non è certo Dio, ma l’uomo. Questo timore non è tanto un sentimento di paura, quanto piuttosto di stupore. è ancora da parte nostra il tentativo di esprimere il cuore dell’esperienza mistica dell’incontro con Dio. Non troviamo le parole e ci fermiamo di fronte alla Sua grandezza, inaccessibilità e maestà. Viviamo questa esperienza come un grande mistero, mysterium tremendum.
Mysterium tremendum: più ci avviciniamo a Dio e più cresce in noi il sentimento di sentirci creatura, un nulla di fronte a Lui:

Quando tu ti sei guardato unicamente dentro di te, allora vedi che Io Sono e tu non sei. [Meister Eckhart]

* Si coprì il volto perché aveva paura di guardare verso Dio.
Scendere e salire. Sentirsi morire e insieme sentirsi chiamati alla vita. Due racconti in particolare ci aiutano a cogliere l’irrinunciabile compresenza di questi due aspetti: Mosè ed Elia.

* Mosè al roveto (Es 3,1-6).
Il Signore dal roveto lo chiama per nome: «Mosè, Mosè!», e allo stesso tempo gli dice di non avvicinarsi oltre, di togliersi i sandali dai piedi perché quel suolo è suolo santo. E dopo che Dio gli ha rivelato di essere il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, Mosè “si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio”.

* Elia sull’Oreb (1Re 19,9ss).
Come Mosè, anche Elia si trova sul monte di Dio, l’Oreb. Nella caverna dove era entrato per la notte, Dio lo chiama per nome e gli dice di uscire e di fermarsi sul monte alla presenza del Signore. E il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto. Poi un fuoco. Infine il sussurro di una brezza leggera. “Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello”.

In entrambi i racconti Mosè ed Elia, chiamati per nome, si avvicinano, sono invitati alla presenza del Signore. Ma c’è un limite oltre cui non possono andare, ed entrambi si coprono il volto.
Mi viene alla mente la scena di una vecchietta che entra in chiesa. Cosa fa? Si incammina verso il Santissimo, ma quando arriva vicino al Tabernacolo inchina il capo e si inginocchia.
È come quando guardiamo la luce del sole che nasce e i nostri occhi non riescono a sostenerla. Così non è nelle nostre capacità sostenere la visione del volto di Dio, ma nello stesso tempo aneliamo vederLo, chiediamo di poterlo vedere, perché non possiamo vivere senza il suo Volto, senza la sua Luce.
Più ci avviciniamo allora, e più cresce in noi lo stupore: siamo vivi! anzi: siamo invitati al banchetto dell’alleanza, partecipazione di vita. Come Giacobbe, Gedeone, Manòach…

* Giacobbe, al termine di una lotta che dura tutta la notte

Giacobbe allora gli chiese: “Svelami il tuo nome”. Gli rispose: “Perché mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse.  Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: “Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva“. [Gen 32,31)]

* Manòach, padre di Sansone

Manòach e la moglie, che stavano guardando, si gettarono allora con la faccia a terra e l’angelo del Signore non apparve più né a Manòach né alla moglie. Allora Manòach comprese che quello era l’angelo del Signore. Manòach disse alla moglie: “Moriremo certamente, perché abbiamo visto Dio”. Ma sua moglie gli disse: “Se il Signore avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l’olocausto e l’offerta, non ci avrebbe mostrato tutte queste cose né ci avrebbe fatto udire proprio ora cose come queste”. [Gdc 13,22]

* Gedeone…

Gedeone vide che era l’angelo del Signore e disse: “Signore Dio, ho dunque visto l’angelo del Signore faccia a faccia!”. Il Signore gli disse: “La pace sia con te, non temere, non morirai!”. Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò “Il Signore è pace”. [Gdc 6,22-24}

* Il Signore è pace.
Vedere Dio, sentire la Sua voce, e restare vivi, ed essere chiamati alla sua pace, al banchetto dell’alleanza. Contempliamo allora non tanto che sia straordinario il fatto che Mosè e compagni siano rimasti vivi dopo aver visto Dio, ma consideriamo il nostro stupore: che nella nostra piccolezza Dio ci chiama alla comunione con sé.

Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?
[Dt 4,32-33]

Il Signore, nostro Dio, ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza, e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo restare vivo. [Dt 5,24]

* Il mio Volto camminerà con voi.
Dopo l’episodio del vitello d’oro ed il rinnovo dell’alleanza, ci sarà un dialogo stupendo tra Dio e Mosè:

Mosè disse al Signore: “Vedi, tu mi ordini: “Fa’ salire questo popolo”, ma non mi hai indicato chi manderai con me (…)”.
Rispose: “Il mio volto camminerà con voi e ti darò riposo“.
Riprese: “Se il tuo volto non camminerà con noi, non farci salire di qui. Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? (…)”.
Disse il Signore a Mosè: “Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome”.
Gli disse: “Mostrami la tua gloria!“.
Rispose: “Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, JHWH, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia”. Soggiunse: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo“. Aggiunse il Signore: “Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere“. [Es 33,12-23]

In un altro episodio, riportato nel libro dei Numeri, parlando in rimprovero ad Aronne e a Miriam, Dio dirà di Mosè:

Egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa.
Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi,
ed egli contempla l’immagine del Signore [Nm 12,7-9]

Da un lato Mosè parla «faccia a faccia» con Dio e contempla la sua immagine. D’altro lato anche Mosè – al passaggio della Gloria di Dio, può vedere le sue spalle (camminando cioè dietro di Lui) ma non il volto. Lo contempliamo ancora assieme: noi percepiamo Dio come Totalmente Altro, ma Egli si rivela come un Dio presente e visibile, che ci chiama per nome e ci dice di salire a Lui. Deus absconditus e insieme Salvator:

Veramente Tu sei un Dio nascosto,
Dio d’Israele, Salvatore. [Is 45,15]

L’icona della vecchietta mi conforta e mi indica la strada. Come la nostra vecchietta, anche noi non possiamo non correre incontro al Signore e nello stesso tempo non possiamo non inginocchiarci e chinare il capo. Sapendo che il suo Volto cammina con noi, e soprattutto cammina davanti a noi: lampada ai miei passi è la tua Parola (Sal 119,105).

* La mano, la Parola e il Nome di Dio.
Dai tempi di Adamo l’uomo di fronte al mistero dice: ho avuto paura e mi sono nascosto (cf Gen 3,10).

La mia esistenza è un nulla davanti a Te (…)
Sono distrutto sotto il peso della Tua mano (…)
Distogli il Tuo sguardo, che io respiri. [Sal 38(39), 6.11.18]

Ma Dio non stese contro Adamo la sua mano! In ebraico la parola “mano” (jad) inizia con la lettera jod, la prima lettera del Nome santo e impronunciabile Jhwh, del valore numerico di 10, come le parole donate sul monte. La seconda lettera è la daleth, come Dabar=Parola. Ancora la jod (lo iota in greco) è la più piccola lettera dell’alfabeto. Ricordiamo quando Gesù dice che neppure uno iota della Legge andrà perduto? (Mt 15,28). Pensiamo: lo iota è la più piccola lettera dell’alfabeto e indica la mano e il nome di Dio, e la sua Parola. Quanto Dio si fa piccolo per venire a noi! Pregando il Salmo 118, il grande salmo alfabetico sull’elogio della Parola, giunti alla lettera Jod cantiamo: Le tue mani mi hanno fatto e plasmato! [Sal 118(119),73.]

Come potrebbe, Adamo,
questa mano
che ti ha tratto dal fango,
e che ha plasmato i cieli e la terra,
alzarsi ora contro di te?
Come potrebbe questa voce
che ti ha chiamato alla luce…
questo volto
alla cui immagine e somiglianza
sei stato plasmato…
come potrebbero ora
rivolgersi contro di te, contro i tuoi figli?

* Dio per noi si è fatto visibile.
Si è fatto pane. Egli per noi si è fatto piccolo come uno iota. Si è fatto visibile nel Figlio. Egli stesso per noi si è fatto carne e banchetto: Gesù!
Penso a Zaccheo che cercava di vedere Gesù e sale sull’albero (nuovo albero di vita) e Gesù gli dice: scendi, Oggi la Salvezza è entrata nella tua casa, nel tuo Cuore.
E penso al buon ladrone che – unico personaggio in tutto il vangelo di Luca – sull’albero della croce pronuncia il nome «Gesù» e contempla il suo Volto mentre si apre il Cielo. E Gesù gli dice: Oggi, sarai con me…
E ancora a Pietro che, andando incontro a Gesù che veniva a lui camminando sulle acque, grida: Signore, salvami! E subito Gesù… tese la mano! (cf Mat 14,22-33).
Quella mano! Che non pesa mortalmente su di noi, ma ci trae a sé salvandoci dalle acque e dalle tenebre. E anche a noi Gesù dice:

Coraggio, sono io, non abbiate paura (…). Vieni! [Mt 14,27.29]

Nelle Tue mani, è la mia vita (Sal 15,5). Nella sera di questa nostra vita preghiamo allora: contemplerò il Tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza (Sal 16,15). E contemplando il volto di Gesù sulla croce fatta mangiatoia impariamo da Lui le parole:

Signore, nelle Tue mani consegno il mio spirito.

Nelle Tue mani! Davvero non possiamo descrivere cosa ci è donato vedere. Ma sappiamo che come Zaccheo, il buon ladrone, Pietro e Mosè… l’esperienza del suo Volto ci trasforma irradiando il nostro volto con la Sua Luce di zaffiro:

Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante.  [Es 34,35]

Facciamo nostre allora le parole di Isaia profeta:

Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti. (Is 6,5)


Questa meditazione di Esodo, aprendosi all’Avvento, è un po’ più lunga del solito (e vi chiedo scusa) conducendoci fino alla croce-mangiatoria dove per noi Dio si è fatto fratello. Cosicché nel volto di ogni fratello impariamo a vedere il volto di Dio: Padre nostro che sei nei cieli…
La prima parola del Padre nostro (nella lingua di Gesù, Avinu = Padre nostro, è un’unica parola) sintetizza proprio il comandamento che Gesù ci ha lasciato, l’amore per Dio Padre e per il prossimo mio fratello: Padre! Nostro! (non soltanto mio). Che sia un Avvento di carità.
Papa Francesco ci invita – recitando questa preghiera la sera – a farci carico del volto di tutte le persone che abbiamo incontrato nel corso della giornata. Delle loro sofferenze, del loro dolore.

Nella preghiera, un cristiano porta tutte le difficoltà delle persone che gli vivono accanto: quando scende la sera, racconta a Dio i dolori che ha incrociato in quel giorno; pone davanti a Lui tanti volti, amici e anche ostili… [Papa Francesco]

E camminiamo “insieme” – scoprendoci figli e fratelli dello stesso Padre, verso il Sole che viene a illuminare queste nostre tenebre, verso la sua mano che ci strappa dalle acque. Anche se ci copriamo il volto perché questa luce e questa mano sono davvero potenti.
Ma come Gedeone scopriamo che questa potenza non è perché Dio sia un Dio del terrore, ma della Pace e della Consolazione. Quanto abbiamo bisogno oggi di Pace vera e di vera Consolazione.
E se dovessimo sentirci lontani, incapaci di invocarlo, pensiamo a Maria quando credeva di averlo perduto e lo cerca per tre giorni trovandolo poi nel tempio. Chiediamo a Maria di insegnarci a «desiderarlo» e a «cercarlo» con tutto il nostro cuore fatto tempio. Cercarlo e desiderarlo! Ave Maria!

Chi salirà il monte del Signore?
Chi ha mai innocenti e cuore puro.
Donami, Signore un cuore umile e puro.
Signore, il Tuo volto io cerco:
non nascondermi il Tuo volto!
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il Tuo Volto!
Sollevate, porte, i vostri frontali,
ed entri il re della Gloria,
Il Principe della Pace.
Guardate a Lui, sarete raggianti!

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