Liturgia&Musica

XXXII domenica del Tempo Ordinario/A

di Massimo Palombella

Buona XXXII domenica del Tempo Ordinario.

Nel Vangelo di oggi (Mt 25,1-13) Gesù, attraverso la parabola delle vergini, definisce nuovamente il “regno dei cieli”. È interessante notare che il compimento del nostro desiderio, la “vita in abbondanza”, la piena felicità… il “regno dei cieli” viene paragonato ad una festa di nozze. Infatti, il giorno delle nozze rappresenta il punto di arrivo di un insieme di cose: un innamoramento
che si definisce in un progetto di vita, la pulsione sessuale che torva la strada per risolversi in paternità e maternità, il compimento di “separazioni” che devono avvenire per essere persone adulte e per potersi davvero “legare”… In tutto questo processo esiste qualcosa di profondo, e forse non pienamente percettibile, è cioè l’intelligenza della vita, la capacità – anche se non consapevole – di “astrarre”.

Chi si lascia sfidare dal “regno dei cieli”, dalla “vita in abbondanza” dallo scommettere che la vita in pienezza è possibile… avvia un processo di “intelligenza” della vita, una dinamica che mi permette di rendermi conto in anticipo che il mio olio sta finendo, che i miei figli hanno bisogno di un reale futuro, che mia moglie, mio marito hanno bisogno di essere curati e custoditi… In sostanza, divento capace di non vivere più alla giornata, di progettare, di “astrarre”, di essere come la vergine “saggia” di cui parla il Vangelo.

Questo processo non è facile e non è esente da tentazioni e cadute. Ma “cadere”, non “avere più voglia”, perdere il “gusto della vita”, per quanto doloroso, si colloca e si risolve all’interno di un progetto di vita, di un amore che rimane, nonostante le mie cadute, le mie infedeltà…

Il Signore, ad ogni età della vita, continua a sfidarmi, a chiedermi di essere coraggioso, di lasciare la mie certezze, mi chiede di non rinunciare ad una “intelligenza” della vita. Mi attende quando fatico, mi prende per mano quando non riesco più a camminare, continua a dirmi la verità anche quando non voglio più sentirla… Mi ama come ho bisogno di essere amato per fare di me l’uomo, la donna che posso e devo essere.

L’antifona di ingresso, l’Introito, della Celebrazione odierna è tratto dal Salmo 87 (Sal 87, 3)
con il seguente testo:
“Intret oratio mea in conspectu tuo;
inclina aurem tuam ad precem meam, Domine”
(Penetri la mia preghiera alla tua presenza;
piega il tuo orecchio alla mia supplica, Signore).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, proviene dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979.

L’interpretazione, dal vivo, è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” alla Celebrazione Papale del 6 novembre 2016.

Buona domenica e un caro saluto.

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