Liturgia&Musica

Tutti i Santi

di Massimo Palombella

Buona Solennità di Tutti i Santi.

In occidente nel IV secolo, nel lezionario di Würburgo, abbiamo traccia della prima domenica dopo Pentecoste con l’indicazione “Dominica in natale sanctorum”.
Il 13 maggio del 609, Papa Bonifacio IV compì la dedicazione del Pantheon consacrandolo come Basilica cristiana alla beata Vergine Maria e a tutti i martiri con il nome di “Sancta Maria ad Martyres”, e stabilendo la celebrazione anniversaria.
Papa Gregorio III nel 741 fondò un oratorio nella Basilica di San Pietro dedicandolo “in honorem Salvatoris, Sanctae Dei genetricis semperque virginis Mariae dominae nostrae, sanctorumque apostolorum, martyrum quoque et confessorum Christi, perfectorum justorum” (in onore del Salvatore, della Santa Madre di Dio e sempre vergine Maria nostra signora, e dei santi apostoli, nonché dei martiri e dei confessori di Cristo, dei giusti perfetti).
Già prima dell’800 in Irlanda, Inghilterra, Baviera e in alcune Chiese della Gallia si celebrava il 1° novembre una festa che il calendario irlandese di Oengus chiama “dei santi d’Europa”.
Papa Gregorio IV (827-844) chiese nell’835 a Ludovico il Pio (imperatore dell’impero Carolingio dall’814 all’840) che, con un decreto “reale”, ordinasse nei suoi stati la celebrazione della festa di Tutti i Santi il 1° novembre. Il decreto fu emanato “omnibus regni et imperii sui episcopis consentientibus” (essendo d’accordo tutti i Vescovi del suo regno e impero), e da quel momento la celebrazione, da festa locale di Roma e di qualche Chiesa particolare, cominciò ad essere festa generale, che si sparse rapidamente in tutta l’Europa latina.
Papa Sisto IV (1471-84) vi aggiunse l’ottava, che fu soppressa da papa Pio XII nel 1955.

Celebrare la festa odierna significa darci del tempo per riflettere sulla reale qualità della nostra vita. Infatti, la “santità” rappresenta un cammino verso la pienezza di umanità, un cammino che Gesù traccia con chiarezza nel Vangelo di oggi (Mt 5,1-12a), le Beatitudini.
L’essere povero, mite, affamato e assetato di giustizia, misericordioso, puro di cuore…rappresentano una precisa scelta nella mia vita, una lenta conversione di come leggo, giudico e mi atteggio davanti alla realtà.
La “santità” non è allora solo un faticoso costruire un futuro di felicità, di pienezza che gusterò – forse – dopo la morte, ma già ora iniziare a vivere in felicità e pienezza attraverso le mie concrete scelte di ogni giorno.

L’antifona di Offertorio della celebrazione odierna è tratta dal libro della Sapienza (Sap 3, 1.2.3) con il seguente testo:
“Justorum animae in manu Dei sunt,
et non tanget illos tormentum malitiæ.
Visi sunt oculis insipientium mori;
illi autem sunt in pace”
(Le anime dei giusti sono nella mano di Dio
e non li toccherà nessun tormento di male;
agli occhi degli insensati è parso che morissero,
ma essi sono nella pace).

La musica allegata è di Charles Villiers Stanford (Dublino, 1852 – Londra, 1924) e proviene dai Three Latin Motets (op. 38), pubblicati da Boosey & Co. a Londra nel 1905.
L’interpretazione, dal vivo, è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” alla Celebrazione Papale del 3 novembre 2015.

Buona domenica, buona Solennità di Tutti i Santi e un caro saluto.

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