Liturgia&Musica

XXVI Domenica del Tempo Ordinario/A

di Massimo Palombella

Buona XXVI domenica del Tempo Ordinario.

Nel Vangelo di oggi (Mt 21, 28-32) Gesù, con il racconto dei due figli che devono andare a lavorare nella vigna, pone l’attenzione sulle motivazioni del nostro agire e su ciò che, in fin dei conti,
è importante nella nostra vita.

Il primo figlio non ha voglia di andare a lavorare nella vigna, ma alla fine ci va. Questo dato, apparentemente insignificante, getta una luce interessante sul nostro agire, sulle scelte della nostra
vita. Infatti, spesso facciamo tante cose senza voglia, senza alcun trasporto, e forse solo perché sappiamo che è importante farle… ma tendenzialmente non le faremo…

Più in profondità, se siamo onesti, ci rendiamo conto che tante scelte della nostra vita, anche importanti, le abbiamo fatte – e forse continuiamo a farle – con povere motivazioni. Ci siamo dati da fare per gli altri perché avevamo bisogno di sentirci realizzati, ci siamo presi cura di persone aspettandoci un contraccambio che potesse soddisfare il nostro bisogno di essere amati, abbiamo conseguito un titolo di studio sostanzialmente per dimostrare che eravamo capaci… Eppure, in tutto questo, il Signore, paradossalmente, non guarda la motivazione, ma i fatti. Anzi, il Signore si fa presente nella nostra vita proprio attraverso le nostre povere motivazioni, attraverso ciò che facilmente noi giudichiamo non corretto, non “maturo”, non degno di noi.

In sostanza il Signore ci incontra attraverso le nostre povere, piccole, a volte “meschine” motivazioni, e ci pone in un cammino di maturazione, di crescita, di sana purificazione, un cammino dove lentamente le nostre motivazioni cambiano e si rinnovano. Infatti, concretamente, mi sposo per una motivazione e rimango sposato solo maturando, approfondendo, purificando questa motivazione. E la stessa cosa vale per ogni scelta importante, “esistenziale” della vita. Allora, nella nostra vita il Signore realizza grandi cose attraverso le nostre povere motivazioni, attraverso il  nostro “non aver voglia”, attraverso le nostre debolezze, attraverso la nostra disarmante povertà. E spesso ciò di cui mi vergogno è il luogo dove il Signore mi sta aspettando per volermi bene come io ho bisogno, per prendermi per mano e condurmi alla “vita in abbondanza”.

L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna è tratta dal Salmo 136 (Sal 136, 1-2) con il seguente testo:
“Super flumina Babylonis, illic sedimus et flevimus dum recordaremur tui, Sion,
in salicibus in medio eius suspendimus organa nostra”
(Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di te, Sion.
Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre).

La musica allegata è di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), e proviene dal Secondo libro dei Mottetti a 4 voci pubblicato a Milano nel 1587 (IOAN. PATRALOYSII PAENESTINI, Liber II. Motectorum Quatuor Vocum [Mediolani, Apud Franciscum & haredes Simonis Tini, 1587]). La parte del Cantus proviene dall’edizione Veneziana del 1604 non essendo reperibile nell’edizione Milanese del 1587.

L’interpretazione è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”. Il brano musicale è contenuto nel CD “Cantate Domino. La Cappella Sistina e la musica dei Papi” edito da Deutsche Grammophon
nel 2015.

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