In ascolto di Esodo

Il sangue dell’Alleanza – Dam haBerît (seconda parte)

In ascolto di Esodo [Es 24,6-8].

Riprendiamo la nostra meditazione di Esodo 24,6-8 con gli occhi del cuore fissi all’altare della croce.
Sull’altare della croce il Padre dona il suo sangue, la sua vita nel Figlio.
Sull’altare della croce, come i giovani di Israele (Es 24,5), noi seguiamo Gesù, nostro primogenito, e offriamo il nostro sangue, la nostra vita.
Celebrare l’Alleanza è rinnovo e partecipazione di vita! Dio offre il suo sangue! la sua vita nel Figlio. A questa Vita, a questa comunione noi aneliamo:

L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra condizione umana. [dalla Liturgia]

Dall’altare alle strade della vita. Perché questo è il cuore del sacrificio di comunione: partecipare alla vita divina che è carità.

è il sangue di Lui che io voglio per bevanda, cioè l’incorruttibile carità. [Ignazio d’Antiochia, Lettera ai Romani]

E il Signore stesso ci dice che egli vuole misericordia, non sacrifici; un sacrificio di lode, più degli olocausti. La comunione di vita che celebriamo ci spinge con urgenza – fatti uno in Cristo – a una vita che è carità.

Voglio l’amore e non il sacrificio.  [Os,6,6]

Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Offri a Dio come sacrificio la lode. [Sal 49,5-15]

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo”. [Sal 39,7-9]

* L’annuncio di una Nuova Alleanza – berît chadāshāh
Se l’alleanza è partecipazione e rinnovo di Vita, è per sua natura sempre «nuova». In ogni attimo della nostra esistenza Dio non può non soffiare nelle nostre narici il suo alito di vita come nel giorno della creazione. Egli incessantemente pone avanti alla nostra vita, al nostro sangue (dam) il suo nome e il suo alito di vita (א). Ricordiamolo: l’uomo (’adam) è sangue-vita (dam) con impresso il soffio e nome e immagine di Dio (א – alef).

Il richiamo dei profeti risveglia in noi questa realtà sempre nuova che ci raggiunge fin nel profondo del cuore e pervade tutta la nostra carne.

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore -, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova.  (…)  porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. [cf. Gr 31,31-33]

* La Nuova Alleanza nel sangue del Figlio
Con lo stesso entusiasmo del martire Ignazio vogliamo anche noi bere al calice dell’alleanza nel Suo sangue come rinnovo e partecipazione di Vita che è Carità!

Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”.  [1 Cor 11,23-26]

Allo stesso tempo queste parole dovevano apparire blasfeme agli orecchi dei contemporanei di Gesù. Infatti, la legge di Noè vietava di mangiare la carne con il suo sangue:

Non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue. [Gen 9,4]

Dio domanderà conto all’uomo del suo sangue, cioè della sua vita, e a ogni l’uomo della vita del suo fratello (cf Gen 9,5).

Come conciliare la legge data a Noè (Non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue) con il nuovo comando di Gesù di mangiare la sua carne con il suo sangue? Gesù stesso ci risponde dicendo:

Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. (…) Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. [Gv 6,53-56]

La risposta è la chiamata alla Vita! Siamo chiamati alla Vita. è l’universale vocazione di Vita della creazione che si rinnova. è la Pasqua, nuova creazione, che si compie nell’oblazione del Figlio.

Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
(…)
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli. [Col 1,18-20]

Come i primogeniti sull’altare innalzato da Mosè, Gesù sale quindi sull’altare della croce. Vi sale offrendo non sangue di torelli o agnelli, ma il proprio corpo e il proprio sangue. Egli è così insieme mediatore, sacerdote e offerta, agnello, di una nuova alleanza:

Voi (…) vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti,  a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele. [cf Eb 12,22-24]

Il sangue (dam) di Abele infatti “grida” a Dio dal suolo (adamah): Dio disse a Caino: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”. [Gen 4,10]

Il sangue di Gesù grida sulla croce (cf Mt 27,46) e dice al Padre: Perdonali, perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). Dal giorno di Abele e tutti i giorni della storia la voce del sangue dell’uomo grida dal suolo. Ogni sangue e vita e grido è riconciliato nel corpo e grido di Cristo in sacrificio di comunione-di pace.

Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue,
per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti
in remissione dei peccati. [dalla Liturgia]

Gesù – dice Ireneo – si è fatto ciò che noi siamo (si è fatto ogni nostra croce e ogni nostro grido!), affinché divenissimo ciò che egli è. Contempliamo fino a quanto si è abbassato a noi, fino a donare il suo sangue sulla croce. Egli, immagine perfetta del Padre, sulla croce restaura in noi l’immagine divina. Ci assume nel suo corpo, perché “ciò che non è assunto non è salvato” (detto patristico). Questo è il mistero della nostra rinascita in Cristo. Noi siamo… suoi consanguinei. Pensiamo: noi siamo suoi consanguinei! Ma non solo siamo in Lui rigenerati: siamo chiamati a generarlo, sull’esempio di Maria, affinché si compia la sua Incarnazione:

La Chiesa è incinta e in travaglio fino a che il Cristo abbia preso forma in noi, affinché ciascuno dei suoi santi, mediante la partecipazione a Cristo, divenga il Cristo. [Metodio di Olimpo]

Ci riconosciamo popolo dell’esodo in cammino verso una città stabile:

Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, subì la passione fuori della porta della città.  

Usciamo dunque verso di lui fuori dell’accampamento (…)  non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura. Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. [Eb 13,12-15]

Gesù è la nostra città stabile. Cosa significa “uscire verso di Lui” se non lasciarci assumere e riunire nel suo corpo immolato in croce?

Vivo, ma non più io; vive in me Cristo (Gal 2,20). Perché (Paolo) è uscito da sé verso Dio e non vive più la sua vita, ma quella – infinitamente più amabile –  dell’amato. [Massimo il Confessore]

Gesù! Infinitamente amabile. Nella tua Pasqua sei uscito verso di noi fino a raggiungerci nella nostra croce, nel nostro sangue, nel nostro grido.
Noi usciamo verso di Te, dal nostro Egitto a Te che sei nostra Terra promessa. Riconciliàti in uno nella tua pace, nel tuo corpo e nel tuo sangue.

Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.  [Sal 115].

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