XIX Domenica del Tempo Ordinario/A
di Massimo Palombella
Buona XIX domenica del Tempo Ordinario.
Nel Vangelo di oggi (Mt 14, 22-33) ci viene narrato un fatto avvincente. Gesù cammina sulle acque per raggiungere i discepoli; anche Pietro, per raggiungere Gesù, compie qualche passo sulle acque e poi, per la paura, inizia ad affondare ma viene afferrato da Gesù; appena Gesù sale sulla barca con i discepoli, il vento contrario, che agitava le acque, cessa.
In tutti questi eventi me sembra interessante notare che Pietro inizia ad affondare perché ha paura, nonostante Gesù abbia appena detto “non abbiate paura”. E proprio la “paura”, impercettibilmente, può diventare il criterio implicito della mia vita. La “paura” ha svariate forme con le quali può insidiare e bloccare la mia vita. Ho paura di cosa pensano gli altri, ho paura di fallire, ho paura della solitudine, ho paura di legarmi, ho paura di non essere all’altezza… E senza che me ne renda conto, organizzo, strutturo la mia vita in relazione alla mie paure e lentamente, come Pietro, inizio ad affondare.
Essere capace di chiedere aiuto, come ha fatto Pietro, significa riconoscere che ho paura, che sto affondando, e il Vangelo di oggi mi dà la certezza che il Signore mi afferra e mi salva.
E’ ancora interessante notare che quando Gesù sale sulla barca il vento cessa. In analogia, nella prima lettura (1 Re 19,9a.11-13a) il Signore si rivela ad Elia non nel vento impetuoso e gagliardo, non nel terremoto, non nel fuoco, ma nel “sussurro di una brezza leggera”.
Mi sembra allora che un criterio per testare se il Signore è davvero presente nella mia vita sia il ritrovarmi con una certa “pace”. In concreto significa, ad esempio, non desiderare più la vendetta per qualcosa di subito, non perdere il mio tempo e le mie energie su ciò che non mi compete, essere capace di prendere le distanze da ciò che, fuori di me, disturba la mia vita, avviare reali processi di perdono e riconciliazione, non aver paura di dirmi, cercare e fare la verità…
L’antifona di Offertorio di oggi è tratta dal Salmo 30 (Sal 30, 15.16) con il seguente testo:
“In te speravi, Domine; dixi: Tu es Deus meus, in manibus tuis tempora mea”
(In te ho sperato, Signore; ho detto: “Tu sei il mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni”)
La musica allegata è di Orlando di Lasso (1532-1594), e proviene dal “Magnum Opus Musicum” pubblicato a Monaco nel 1604 (Orlandi de Lasso, Magnum Opus Musicum [Monachii, ex typographia Nicolai Henrici, 1604]).
L’interpretazione, dal vivo, è del coro da camera dell’Università di Osnabrück (Germania) al concerto dell’8 agosto 2011 nella Cathédrale St. Nazaire, Béziers (Francia).
Buona domenica e un caro saluto.