Chiesa Cattolica Italiana

Dal 18 maggio potranno riprendere le celebrazioni liturgiche alla presenza dei fedeli

Alcune riflessioni sul protocollo che disciplina l’accesso ai luoghi di culto in occasione delle celebrazioni liturgiche e i comportamenti da tenere per salvaguardare la sicurezza sanitaria in questo tempo di pandemia da COVID-19.

Molte parole sono state spese in questo periodo difficile di confinamento obbligatorio, troppo spesso impropriamente, per contestare, criticare, ma soprattutto polemizzare dimenticando proprio il segno distintivo che ogni cristiano dovrebbe avere sempre davanti: la carità.

Pur di alimentare i propri desideri si esaspera tutto fino a negare anche l’evidenza dei fatti. Tutto ciò che è vero, perché reale, effettivamente accaduto, viene messo volgarmente in discussione pur di soddisfare i propri egoismi. Una vera e propria fiera delle vanità. Tifoserie contrapposte sempre pronte a darsi battaglia pur di additare le responsabilità a qualcuno e assolvere i propri comportamenti proclamandosi i migliori. La verità è che in questo momento storico nulla possiamo contro un microrganismo dalle dimensioni nanometriche che ha messo letteralmente in ginocchio le certezze, ma soprattutto le sicurezze di un’umanità sempre più autoreferenziale.

“Ne usciremo migliori”, “Andrà tutto bene” sono solo slogan che possono consolare il tempo limitato di qualche ora.

Abbiamo già dimenticato le decine di migliaia di morti deceduti nella più totale solitudine della terapia intensiva assistiti da medici, infermieri, operatori impauriti e inermi di fronte ad una sfida epocale. Ecco il punto: sono morti e stanno ancora morendo nell’isolamento, lontani dagli affetti con il solo conforto di chi si sta spendendo fino alla fine per loro. Troppi stanno ancora soffrendo negli ospedali e nelle proprie case per le conseguenze causate dal COVID-19, ma abbiamo già volutamente dimenticato, non vogliamo vedere, sapere, perché ci pone di fronte alla sofferenza, alla morte, alla precarietà.

Giovedì 7 maggio 2020 è stato sottoscritto a Palazzo Chigi, dal presidente della Conferenza episcopale italiana Gualtiero Bassetti con il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il protocollo che individua le misure di sicurezza sanitarie da rispettare per la ripresa delle celebrazioni liturgiche alla presenza dei fedeli a partire da lunedì 18 maggio 2020. Un documento che è stato condiviso dalla CEI con il capo del dipartimento delle Libertà civili e l’Immigrazione Michele di Bari e poi approvato dal Comitato tecnico scientifico.

Non è un “via libera“, non è un “tutto come prima“, bensì è un accordo per preservare la salute di tutti i cristiani che partecipano alle celebrazioni liturgiche, ministri e assemblea. Tutti i fedeli devono mantenere quel contegno disciplinato che significa rispetto e amore per il prossimo, non interpretare a proprio vantaggio in un senso o in un altro. Se vogliamo celebrare il Mistero di Cristo in questo tempo in cui tutti ci siamo scoperti deboli e indifesi di fronte ad un virus sconosciuto ed insidioso, dobbiamo essere timorosi e cauti per non arrecare danno al nostro fratello, per amarlo veramente.

« Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti, il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore » (Rm 13,8-10).

Più che cercare di leggere articoli che sintetizzino i contenuti dell’intesa, la redazione invita a leggere per intero il documento originale che è possibile scaricare al seguente link direttamente dal sito ufficiale del Ministero dell’Interno.

 

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