In ascolto di Esodo

Mosè andò a riferire al popolo

In ascolto di Esodo [Es 24,3-4a]. La conclusione dell’Alleanza

 di Gianmartino Durighello

Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: “Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!”. Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. PdD

Il nostro cammino in ascolto di Esodo ci ha portati nell’ultimo incontro a iniziare il cap. XXIV, “la conclusione dell’Alleanza”. Nei primi due versetti abbiamo ascoltato il Signore che dice a Mosè di salire sul monte con Aronne, Nadav e Avihu e 70 anziani. Ma solo Mosè però potrà avvicinarsi al Signore.
Abbiamo contemplato Mosè «Mediatore dell’Alleanza» e nello stesso tempo, con la lettura parallela della Lettera agli Ebrei (Eb 9,24; 10,21-22), Gesù «mediatore e sacerdote» di una nuova ed eterna Alleanza.
Ora Mosè scende a riferire al popolo le Parole di Dio e il popolo all’unanimità si impegna ad ascoltarle-metterle in pratica. Quindi Mosè scrive le parole…
Ci fermiamo in questo incontro solo sulla prima parte, il versetto 3.


Mosè andò a riferire al popolo tutte le Parole del Signore

Note al Testo

andò a riferire: La radice del verbo ebraico SFR ci richiama Sèfer Toràh (Rotolo-Libro della Legge), Sèfer Berît (Libro dell’Alleanza)…

Il verbo “sfr” che indica “riferire, narrare”, ci richiama quindi nello stesso tempo e immediatamente anche l’idea di un rotolo-libro scritto. E infatti il verbo dà anche l’idea di s-rotolare (cfr Salmo 18(19): I cieli narrano-srotolano la gloria di Dio).
La cosa è molto importante perché i cieli – nella cosmogonia ebraica – sono paragonabili a dei rotoli che in successione scendono dall’alto, da Dio, alla terra. E soprattutto il Cielo (i cieli: l’ebraico shamaim è sempre plurale) è la Parola e la Parola è il Cielo. Ecco perché il Salmo 18(19) è articolato in due parti, la prima riguardante i cieli e la seconda la Parola.

I cieli narrano (sfr) la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
(…)
La legge (torah) del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile. (…)

Quando Michelangelo fu incaricato di affrescare la Cappella Sistina, dovette ricoprire l’affresco precedente che era… un cielo stellato:

«La Sacra Scrittura può venire chiamata il cielo dal quale Dio parla. Dall’alto di questo cielo splendono su di noi il Sole della Sapienza e la Luna della Scienza, mentre dai Padri rifulgono le stelle dei loro esempi e delle loro virtù» (Pietro Galatino, Silva allegorarum totius Sacrae Scripturae). (…) Ora siamo in grado di comprendere che anche Michelangelo, al tempo di Giulio II, quando dipinse i suoi nuovi affreschi sul soffitto della Sistina, non fece altro che sostituire un unico cielo con un altro cielo, cioè il cielo delle stelle con quello della Scrittura veterotestamentaria. [H.W. Pfeiffer]

Ma ritorniamo al nostro verbo SFR. S-rotolare è anche impiegato nel senso di elencare, narrare. Questo ci dice una cosa importante proprio sulla Legge: prima che scritta la Legge è orale. O meglio: la Legge è “orale «e» scritta”. Noi oggi non abbiamo la percezione di una Legge tramandata di bocca in bocca. Valore che è invece molto forte nella tradizione ebraica: torah schebichtav (Legge scritta) e torah shebe’al peh (legge orale).
E ancora contempliamo che il vocabolo che traduciamo con “libro”, Sèfer, deriva quindi non dal verbo scrivere, ma… dal verbo riferire! Questo è interessante: anche se è un Libro, anche se è Scrittura, viene sempre prima il fatto che è… Parola! Parola di Dio!

tutte le parole… e le norme: i devarim e i mishapatim. Le Parole (il Decalogo, cfr Es 20,1ss) e le Norme (Codice dell’Alleanza, cfr Es 21,22ss).

i comandamenti: letteralmente “le parole”. Così anche le versioni greca e latina: omnia verba.
Il termine “comandamenti” non è presente in Esodo (!) e snatura il senso del testo portandolo su un piano etico più che su quello della rivelazione.

li eseguiremo: anche qui la traduzione snatura un po’ il testo. La Vulgata latina come l’ebraico (TM) dice “faremo”. La Bibbia greca dei LXX “faremo e ascolteremo”.
Il verbo “eseguire” ha una sfumatura legalistica: si obbedisce a un comando, e infatti la Bibbia Cei traduce “comandamenti”. In realtà il significato più immediato è proprio quello di “fare”, “ascoltare e fare”, ossia “mettere in pratica”, “tradurre in vita” le sacre Parole. Così le Parole diventano per il popolo Pane e Legge di vita. (ricordiamo che prima del Sinai Israele non era considerato “popolo”, ma una anonima massa di schiavi. Con il dono delle Parole che accoglie come propria Legge, Israele acquista libertà [!] e dignità di popolo).

Ora, Israele, ascolta le Leggi e le Norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica. [Dt 4,1]

tutte / tutto: osserviamo ancora quante volte si ripete questo aggettivo, riferito alle Parole di Dio e anche al popolo. C’è un senso di “totalità, integrità” che pervade il racconto: tutte le Parole e tutto il popolo.


Spunti per la Meditazione – Nel contesto della Nuova Alleanza

* Gesù «compimento» della Legge:

Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.  [Mt 5,17-18]

La iota corrisponde alla jod (י), la più piccola lettera dell’alfabeto ebraico – che traslitteriamo con la “J”  – ma anche la prima lettera del nome santo impronunciabile di Dio: Jhwh. E insieme rappresenta il numero 10, proprio come il Decalogo. Dio si fa piccolo per donarsi parola-legge di vita.

Gesù allora non si contrappone alla Legge di Mosè, ma va al cuore della Legge, e rivela questo cuore e questo nome santo come Amore:

Un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.  Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. (Mt 22,35-40)

L’Amore, cuore della Legge, Gesù lo porta davvero a compimento sul legno della croce, dono che si perpetua sacramentalmente nell’Eucaristia:

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. (Gv 13,1)

 * Gesù «Parola vivente»:

Allo stesso tempo Gesù rivela se stesso come la Parola, il Verbo fatto carne. Gesù non ha scritto niente. Ci ha lasciato non i suoi scritti, ma le sue parole, tramandataci dai suoi discepoli. Le mie parole – dice – sono spirito e vita. E se la Legge donata sul Sinai – nella tradizione rabbinica – è chiamata «pane di vita», Gesù di sé stesso dice: Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Tutta la sua persona, tutto ciò che egli ha detto e compiuto, diventa Parola di vita. E così chi ascolta le sue parole e le mette in pratica… sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. [Mt 7,24].

Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi (…) Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. [Lettera di Giacomo 1,21-25]

 * Abitati dalla Parola.

Il primo spunto e proposito che voglio darmi è allora quello di considerare la Parola di Dio, appunto «Parola». Prima e più che un dono da leggere, è un dono-pane da ascoltare e da mettere in pratica.
E qual è il “luogo” di questo ascolto? Certo la Liturgia, certamente anche la Catechesi, ma prima ancora credo debba ritornare ad esserlo la famiglia e la fraternità. Una Parola che si tramanda… di padre in figlio, di fratello in fratello, di vita in vita. Pensiamo: Dio ci parla! Non solo: si fa scrivere in un libro… e in Gesù si fa carne. Così che l’Amore, cuore della Legge, si scriva in noi, si s-rotoli in noi e ogni nostra vita diventi Sèfer torah, rotolo vivente della legge.

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.(…)

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli
(…)

Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,

perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma custodiscano i suoi comandi. [dal Salmo 77(78)]

× How can I help you?