IV Domenica di Pasqua – anno A

IV Domenica di Pasqua – anno A

O Dio, nostro Padre,
che nel tuo Figlio ci hai riaperto
la porta della salvezza,
infondi in noi la sapienza dello Spirito,
perché fra le insidie del mondo
sappiamo riconoscere la voce di Cristo,
buon pastore,
che ci dona l’abbondanza della vita.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.


La riflessione di Suor Maria Alessia Giovanna Pantaleo
Nell’antico testamento il titolo di pastore era attribuito ai sovrani, “pastori dei popoli”, ed in particolare a Dio che, come un Buon pastore raduna, difende, conduce, guida, da la vita al gregge (cfr. Ger 23,3-4; Sal 22,2-3; Ez 34,23).
Nel Nuovo Testamento questa singolare immagine del “Buon pastore” diventa l’icona più risplendente del mistero pasquale di Cristo: mistero di amore, di vita e di risurrezione.
Il giogo di Cristo, infatti, è un giogo dolce, soave, che non schiaccia e non opprime, ma che rassicura, rinfranca, da’ riposo e infonde gioia. Egli è un pastore “buono” che ha cura della sue pecore, le conosce e chiama ciascuna per nome: con Lui c’è l’abbondanza, non viene mai a mancare nulla. E il suo amore lo spinge ad andare in cerca anche della pecora smarrita fino ad essere disposto a dare la vita per risanarne l’infermità, come un Padre provvido e instancabile nel bene.
Egli, come dice di se stesso, è la “porta” attraverso la quale le pecore devono necessariamente passare per giungere all’ovile “dai verdi pascoli”: egli è “l’unico mediatore” che raduna gli uomini dispersi nell’unica famiglia dei figli di Dio.