Il Triduo Pasquale. Venerdì Santo: Azione liturgica della Passione del Signore Gesù Cristo

Noi che un tempo eravamo i lontani siamo diventati i vicini grazie al sangue di Cristo (cfr Ef 2,13). Per grazia, dunque, siamo salvi; la salvezza, infatti, non dipende dalla volontà né dagli sforzi umani, ma da Dio che usa misericordia, perciò nostro merito sono unicamente le piaghe di Gesù Cristo: «dalle sue piaghe siete stati guariti» (1Pt 2,24b).

Noi eravamo piuttosto «meritevoli d’ira» a causa del peccato, eredi di una condanna eterna poiché da un solo uomo, Adamo, la colpa ha raggiunto tutti gli uomini rendendoli inclini al male e soggetti alla corruzione. Ma come per la disobbedienza di Adamo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così per mezzo dell’obbedienza di Cristo si è riversata su di noi la giustificazione che dà la vita. (cfr Rm 5,18-19).

Egli, nuovo Adamo, volendo ricostruire in noi l’immagine dell’uomo celeste, si è lasciato trafiggere per i nostri delitti, colpire per le nostre iniquità portando sul suo corpo il peso delle nostre colpe e consegnando se stesso alla morte: «dove – infatti – abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia» (Rm 5,20).

Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Chi accuserà ? Chi condannerà ? Cristo Gesù, che è morto per noi? (cfr Rm 8,33-35). «Ora, dunque, non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la legge dello Spirito, che da’ vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Rm 8,1-2).