Il Triduo Pasquale. Giovedì Santo: Messa “In coena Domini”

Gesù sceglie una “cena”, quella della pasqua ebraica, per istituire  il sacramento più importante, «fonte e apice della vita cristiana» (LG11). L’Eucaristia, infatti, è principalmente un banchetto, un convito e propriamente un “convito nuziale” dove Cristo ci nutre col suo corpo e col suo sangue e inaugura la nuova Alleanza, il nuovo Patto nuziale con gli uomini. Se è un convito, allora, esso trova il suo senso più pieno nella dimensione comunitaria, nel “radunarsi”: è l’Eucaristia che edifica la Chiesa, la riunisce in un corpo solo e la rinsalda nella comunione. L’Eucaristia, però, non è solo banchetto, ma anche e soprattutto “sacrificio”. Gesù, infatti, la istituisce  anticipando nei segni del pane e del vino la sua passione e morte. In essa viene ripresentato il “sacrificio vivo ed eterno”, unico e definitivo, della croce in cui il corpo di Cristo è dato e il suo sangue è versato. Tuttavia, essa rimane un  “mistero insondabile”, mysterium fidei, che sovrasta i nostri pensieri, la nostra razionalità e può essere accolto solo nella fede. Ed è anche mysterium charitatis perché in esso Gesù lascia alla Chiesa il “testamento dell’amore”: «come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34), con quell’amore che si fa’ autentico quando si traduce nel servizio: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri» (Gv 13,14).