Massimo Palombella
Nel 1614 Papa Paolo V pubblica il Rituale Romanum[1] che si poneva come un nuovo libro liturgico ufficiale (e non rinnovava quindi un libro liturgico ufficiale preesistente) che mirava a sostituire definitivamente una serie di rituali ufficiali e non ufficiali che si erano diffusi non trovano una collocazione uniforme.
Il Rito delle Esequie codificato dal succitato Rituale Romanum del 1614 ha una preponderante dimensione propiziatoria, penitenziale[2].
L’Ordo del 1969 ricupera ed accentua l’originaria dimensione pasquale di questo rito con, ad esempio, il Cero Pasquale che collega la nostra morte con la Pasqua di Cristo e con la nascita battesimale, il ripristino del canto dell’Alleluia (soppresso fin dal IX secolo), la preferenza del colore violaceo per le vesti liturgiche, colore che richiama l’itinerario quaresimale di conversione e l’attesa dell’avvento di Cristo alla fine dei tempi[3]

Dal punto di vista musicale, in un confronto sinottico tra il Rito codificato dal Concilio di Trento e quello codificato dal Concilio Vaticano risulta immediatamente evidente nell’ultimo rituale l’omissione della sequenza Dies irae[4] (già resa opzionale da Giovanni XXIII nel 1962 nelle Messe quotidiane per i defunti). In un principio inclusivo di ogni riforma liturgica nella storia della Chiesa, omissione non significa soppressione e quindi la citata sequenza, patrimonio storico culturale della Chiesa, può essere ricuperata con intelligenza e pertinenza nel contesto ampio di un rito funebre.
L’accentuazione pasquale messa nuovamente in luce dalla Riforma Liturgica del Concilio Vaticano II è attestata dalle fonti musicali che, sostanzialmente, collocano la morte nel contesto pasquale.
L’introito, Requiem aeternam[5] è in VI modo, quel modo dove, in qualche modo, riposano le antifone di Comunione del Tempo Pasquale, lo stesso modo del celebre alleluia (così spesso “abusato” nelle celebrazioni, indipendentemente dal tempo liturgico).
Il graduale, nuovamente sul testo Requiem aeternam[6], è in secondo modo, lo stesso modo dei graduali della Messa della Notte di Natale (Tecum principium[7]) e del Giorno di Pasqua (Haec Dies[8]) e di tanti graduali del Tempo Ordinario, quasi ad indicare che l’evento della morte è la normale conclusione di un itinerario cristologico, conclusione avvolta di luce e non di tenebre.
L’antifona di Comunione Lux aeterna[9] è in VIII modo (come due dei quattro Tractus proposti nel Graduale Romanum), lo stesso modo del primo Introito dell’Anno Liturgico, la prima domenica di Avvento, Ad te levavi[10], lo stesso modo dell’Alleluia che annuncia la Pasqua alla Veglia Pasquale[11], lo stesso modo dell’Introito della Messa del Giorno della solennità di Pentecoste Spiritus Domini[12].
Biblicamente l’ottavo giorno è quello dopo il riposo (il settimo giorno) e indica la totalità, la pienezza, il compimento di ogni desiderio. In questa logica, l’VIII modo è sapientemente collocato nell’Anno Liturgico per sottolineare e dire plasticamente il carattere escatologico e di compimento dell’Avvento, la realizzazione di pienezza della Pasqua, il compimento dell’Incarnazione con la Pentecoste. In questo contesto l’VIII modo colloca nuovamente la morte alla luce della Pasqua, connettendola profondamente alla vicenda cristologica, dall’incarnazione al suo compimento[13].
Nelle nostre scelte operative, pratiche, “pastorali” in relazione alla Liturgia possiamo rischiare di farci guidare da criteri estranei a ciò che la stessa Liturgia attraverso i suoi testi e il divenire suono dei medesimi vorrebbe comunicare.
Da questo punto di vista, il Rito delle Esequie è, in qualche modo, esemplare. Infatti, in forza di un criterio squisitamente “sociologico”, ad un funerale occorre “fare canti tristi” dove, ad esempio, ci sono “amici da ritrovare, nemici per cui pregare…”. La Liturgia nelle sue fonti vorrebbe dire altro, avrebbe il desiderio di avvolgere tutti i presenti nella delicata e raffinata luce della Pasqua che sussurra come una “brezza leggera” in quei testi che divengono suono, quel preciso suono che li interpreta e li rende vivi e vivificanti.
Tutto l’Anno Liturgico ci prepara al nostro personale e definitivo incontro con il Signore dove II, VI e VIII modo finalmente si fonderanno e, senza più il bisogno dei “segni”, vedremo Dio “faccia a faccia” immersi per sempre nella “vita in abbondanza”.
NOTE
[1] Sodi M. – J. J. Flores Arcas (edd.), Rituale romanum. Editio princeps (1614) (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004).
[2] Per un approfondimento cf. Kunzler M., La liturgia della Chiesa 10 (Jaca Book, Milano 2003)
[3] Per un approfondimento cf. Barba M., Nella speranza della beata resurrezione. La nuova edizione del Rito delle esequie per la Chiesa italiana (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2012).
[4] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/dies-irae-sequenza/
[5] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/requiem-aeternam-introito-graduale-triplex/
[6] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/requiem-aeternam-graduale-graduale-triplex/
[7] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/tecum-principium-graduale-graduale-triplex/
[8] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/haec-dies-graduale-graduale-triplex/
[9] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/lux-aeterna-communio-graduale-triplex/
[10] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/ad-te-levavi-animam-meam-introito-graduale-triplex/
[11] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/alleluia-veglia-pasquale-graduale-triplex/
[12] Partitura disponibile al link https://psallite.net/wp/download/spiritus-domini-replevit-orbem-introito-graduale-triplex/
[13] Per un approfondimento cf. Palombella M., Musica, tradizione e Riforma Liturgica, in Sodi M. [ed], Ubi Petrus ibi Ecclesia. Sui sentieri del Concilio Vaticano II. Miscellanea offerta a S.S. Benedetto XVI in occasione del suo ottantesimo genetliaco [LAS, Roma 2007] 84-100).