Francesca Pillon
Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.
Dal tuo volto venga per me il giudizio,
i tuoi occhi vedano la giustizia.
Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco, non troverai malizia.
La mia bocca non si è resa colpevole,
secondo l’agire degli uomini;
seguendo la parola delle tue labbra,
ho evitato i sentieri del violento.
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole,
mostrami i prodigi della tua misericordia,
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi. […]
Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine.
Il contenuto testuale
Il Salmo 17 (16) è il grido, silenzioso e assordante, di chi nell’innocenza trova nel Padre il riposo dall’angoscia.
Una speranza che nasce dalla certezza della Sua presenza, del Suo ascolto, della Sua custodia.
L’orante – di qualsiasi epoca, di qualsiasi luogo, di qualsiasi guerra, esteriore ed interiore – ricerca nel Padre la salvezza dai nemici – la violenza – in virtù della propria innocenza davanti al male, ma soprattutto in virtù della Sua giustizia misericordiosa.
“Custodia” trae il suo testo da alcuni versetti di questo salmo. L’anima dell’orante (e del corista? dell’ascoltatore?) si rivolge a Dio inizialmente con un sussurro, un vocalizzo un po’ amaro, languido, ma che è già preghiera.
Nella seconda parte l’anima inizia a verbalizzare le prime parole, con lo stesso atteggiamento appena abbozzato prima: “Io t’invoco, mio Dio, poiché tu mi rispondi; tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole…”: io sono qui, di fronte a te, mio Dio, e so che ci sei. Ascoltami, dentro e fuori di me rimbomba il tumulto.
“Tieni saldi i miei passi sulle tue vie, e i miei piedi non vacilleranno”: tutto intorno a me minaccia violenza. Aiutami a stare saldo, in cammino, sicuro, sulle tue vie di rettitudine, di pace, di giustizia, di misericordia, e non vacillerò, esattamente in questo tempo e in questo luogo di battaglia.
Ti prego, mio Dio! “Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte! Provami al fuoco, non troverai malizia!”. La mia anima si agita, si gonfia e risuona in pienezza della sofferenza dell’ingiustizia: sono innocente! “Custodiscimi come pupilla degli occhi! All’ombra delle tue ali nascondimi…”: trovo solo in te il rifugio, il riposo, la pace…
L’anima si quieta, si raccoglie, ritrova il silenzio. E riaffiora la certezza che, anche se finisse tutto, dopo la notte “al mio risveglio mi sazierò del tuo volto”. E ciò basta.

La musica
Il brano è composto da tre parti più la coda finale. Nella prima sono presenti solo le voci di accompagnamento con un vocalizzo. Nella seconda si aggiungono i soprani con i primi versetti, mentre nella terza tutti cantano il testo. Il brano si conclude con un breve finale più o meno omoritmico.
Il tempo musicale
La caratteristica principale del brano – composto per 4-8 voci dispari – è la sua assenza di tempo: non vi è alcuna indicazione metrica, perché il ritmo è scandito dal testo, cantillato come in una salmodia. Soprattutto al soprano, infatti, sono riconoscibili una corda di recita e una cadenza ad ogni versetto.
Graficamente le figure ritmiche non rappresentano valori assoluti (una semibreve, per esempio, non dura 4/4), bensì valori relativi: una semibreve durerà di più di una minima, non esattamente il doppio; infatti tutte le figure non presentano il gambo. Tra le difficoltà maggiori si segnala la precisione che viene richiesta nella seconda parte alle voci di accompagnamento con la vocale “o” durante il testo dei soprani: ogni cambio nota avviene in corrispondenza di una precisa sillaba del soprano.
Le stanghette presenti non indicano propriamente delle battute, non essendoci tempo mensurale, ma aiutano nel definire i versetti. Non sempre coincidono con i respiri.
L’armonia
Il brano rimane nella tonalità di fa diesis minore fino alla coda, nella quale modula e si conclude in do maggiore. Le tensioni testuali sono date dalle frequenti dissonanze, che si sciolgono nel grido nel cuore della terza parte e nella modulazione a do maggiore del finale.
Il testo
Io t'invoco, mio Dio, poiché tu mi rispondi; tendi a me l'orecchio, ascolta le mie parole. Tieni saldi i miei passi sulle tue vie, così i miei piedi non vacillano. Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte; provami al fuoco: non troverai malizia. Custodiscimi come pupilla degli occhi, all'ombra delle tue ali nascondimi. Al mio risveglio mi sazierò della tuo volto.