Isaia Ravelli, Gianluca Chemini
Attratti dal silenzio è un canto a struttura innica per il tempo liturgico della Quaresima. Il testo originale, in francese, è stato scritto da Marie-Antoinette Noury ed è stato poi ritrascritto in italiano da Gianluca Chemini, cercando di mantenerne per quanto possibile il senso originario. La musica, composta da Isaia Ravelli, rende l’inno particolarmente adatto al clima spirituale della Quaresima, oltre a renderlo cantabile senza particolari difficoltà da ogni tipo di assemblea liturgica. La prima parte del canto è prevista all’unisono, per poi facoltativamente lasciare spazio alla polifonia, in modo da renderne maggiormente dinamica l’esecuzione.
Già dal titolo si può comprendere come il testo del canto sia basato su alcuni apparenti contrasti. Del resto, la Quaresima stessa è un tempo “paradossale”: tempo di penitenza, digiuno e conversione, che però è sempre da vivere con la consapevolezza di fondo che l’ultima parola l’avrà la vita sulla morte, il perdono sul peccato, la risurrezione sulla croce. In un tempo così non ci si entra costretti, non sarebbe fecondo. Si è, se mai – come avvenne per Gesù all’inizio del suo ministero nel deserto – “attratti”, in un tempo così. Attratti non da qualcosa di solenne o appariscente, ma attratti da un’esigenza del cuore o, meglio, attratti dallo Spirito che parla al nostro cuore e che, come ci ricorda la Scrittura, sa essere «voce di silenzio» (“qôl demamah daqqah”, cf. 1Re 19,12). Ecco che l’invito del canto è quello di venire attratti nel deserto per compiere il cammino di conversione fino alla Pasqua, certi che la presenza del Signore, come fu un tempo per il Popolo d’Israele, possa sostenere i passi e offrire un nutrimento «in tempo di fame» (Sal 33 (32), 19). Così, anche per noi il tempo del deserto potrà essere un tempo propizio per l’incontro con Dio. Nel cuore mi tornano le parole di Charles de Foucauld, che scriveva: «Bisogna passare attraverso il deserto e soggiornarvi per ricevere la grazia di Dio: è là che uno si svuota, là che uno scaccia via da sé tutto ciò che non è Dio».
Un altro contrasto presente nel testo è quello fra luce e tenebre. Dopo aver riconosciuto e dato un nome alle proprie tenebre interiori, tappa necessaria per ogni cammino autentico di conversione, la Quaresima ci rammenta che la luce del Signore, colui che è «la luce del mondo» (Gv 8,12), è in grado di illuminare ogni nostra notte. In attesa della luce sfolgorante dell’alba della Pasqua, la Quaresima ci offre, in ogni caso, piccole luci lungo il cammino, perché davvero, come scriveva Ch. Bobin: «Un grammo di luce è in grado di fare da contrappeso a diversi chili d’ombra». Anche la musica, concordemente al testo, incarna questo contrasto testuale e, laddove il testo passa dalle tenebre al desiderio di luce, la musica lo accompagna lasciando i colori cupi della modalità verso una tonalità più serena.
Infine, un ultimo contrasto presente nel testo, che rappresenta un altro sentiero di preghiera per la Quaresima, è quello della nostra sete, colmata solo dall’acqua viva che Dio ci può donare. Ma, insieme, della sete di Dio per noi. L’icona evangelica qui è senza dubbio il brano dell’incontro fra Gesù e la Samaritana di Gv 4, brano tipicamente quaresimale. Affascinante e sorprendente questo Gesù che ha sete di un incontro. Lei, la donna samaritana, fa di tutto per non essere incontrata: esce nell’ora più calda, sperando di non incontrare nessuno, forse troppo stanca degli sguardi di giudizio dei suoi compaesani. E invece ecco Gesù, seduto al pozzo, come ad aspettarla. È trasparente l’intento di voler essere trovato. Credevamo di essere noi a dover cercare Dio, invece scopriamo che è lui per primo a cercare noi, a desiderare l’incontro con noi. Lì, al pozzo, l’incontro di due seti: la sete di acqua della donna e la sete di Gesù della donna. Scrive M. Buber: «Tu sai sempre, nel profondo del tuo cuore, di aver bisogno di Dio più che di ogni altra cosa. Ma non sai forse che anche Dio ha bisogno di te, che da tutta la pienezza dell’eternità non può fare a meno di te?». Potremmo quasi dire che la sorgente si è fatta sete, arsura di un Dio assetato degli uomini.
Lungo le varie strofe ci si incontra e confronta con questi contrasti e si contempla il mistero di un Dio che ci salva non evadendo dal dolore e dalla morte, ma morendo d’amore per noi. Lungo il cammino della Quaresima, questo canto suona come un invito e un augurio di passare dalle tenebre alla luce, dalla sete alla pienezza, dall’aridità del deserto al suo silenzio fecondo, che permette l’ascolto della Parola. Della Parola della Pasqua, che arriverà a coronare e dare un senso a tutto il cammino: «Davvero il Signore è risorto» (Lc 24,33).
Il testo
Attratti dal silenzio ti seguiamo nel deserto dove parli al nostro cuore. Assetati siamo di te e stanchi del cammino, ma la tua manna ci sostiene. Tu, alba del mattino, esplosione della luce sei l’immagine del Padre. Dalla nube mostra a noi un raggio del tuo volto: tu sei bellezza sempre nuova. Al pozzo tu ci attendi, assetato a mezzogiorno, mendicante di un incontro. Noi vaghiamo senza un perché distanti dalla fonte, desideriamo l'acqua viva. Nel buio della notte, accecati dall'errore viene meno il nostro cuore. La tua mano trasformerà le tenebre in luce: farai di noi creatura nuova. Il male si diffonde come ombra sulla terra e la tomba ci reclama. Dalla croce guarda a noi, germoglio d'Alleanza e sarà Pasqua di salvezza.