Celebrare con i malati

Felice Rainoldi


Proponiamo un articolo di Felice Rainoldi con un contributo di Giovanni Maria Rossi pubblicato nel n. 20 (marzo 1978) di “Musica e Assemblea” all’epoca edito dall’Editrice Queriniana di Brescia sul sacramento dell’Unzione. Un articolo particolarmente pregnante e centrato per chi esercita l’attività musicale nel servizio liturgico. Restiamo dell’opinione che le cose belle non possono rimanere nascoste, dimenticate nelle biblioteche, nelle librerie di casa o nelle soffitte.

La Redazione.


Dimmi come pratichi i «sacramenti dei malati», e ti dirò chi sei: una chiesa-stazione-di-servizio, che amministra alcuni beni sacri; oppure una chiesa-comunione, che celebra il mistero di Cristo, orientando il dolore dei fratelli a farsi evento di salvezza.

La dimensione celebrativa dei sacramenti è sempre un test dell’avvenuto o mancato passaggio di mentalità dalla liturgia vecchia a quella rinnovata dal Concilio. Ma tanto più in questo settore specifico, assai trascurato dalla tradizionale pastorale liturgica, e di conseguenza tanto declassato nella opinione pubblica, ben lontana da una mentalità di fede.

Non spenderemo ulteriori parole per deprecare una situazione che si condanna da sé. Intendiamo invece offrire un piccolo apporto, secondo il taglio della nostra rivista, a quei fermenti di novità che emergono nelle comunità più coraggiose, secondo le positive indicazioni rituali dei nuovi libri liturgici. È chiaro che la vasta problematica pastorale della cura degli infermi, e la gamma degli atti sacramentali che li riguardano, non possono essere qui descritti adeguatamente, anche perché, più che in altri momenti, sono chiamate in causa sensibilità pastorale e duttilità alle situazioni locali concrete. Il nostro proposito è di promuovere un celebrare sempre più significativo e coinvolgente, in cui non sia trascurato il canto e non manchino quei sussidi liturgico-musicali che tanto contribuiscono a manifestare la fede e la carità della Chiesa.

La malattia, momento cruciale dell’esistenza

Per i cristiani, anche il dolore può essere materiale di costruzione del regno di Dio. I credenti in Gesù crocifisso e risorto vogliono e devono irraggiare questa certezza sullo scandalo della sofferenza, sulla crudeltà di situazioni che a volte confinano con l’assurdo. Spesso nella malattia si gioca il senso della vita: come adorazione o bestemmia, come obbedienza o protesta. Per questo la Chiesa è attenta, come Gesù, ai malati: per loro si commuove, con loro lotta contro il male, a loro dona la «sapienza» che supera ogni calcolo umano, e la forza divina che sa vincere l’angoscia della colpa, il senso di inutilità della vita e il non-senso della morte.

I «sacramenti dei malati» dovrebbero essere, di norma, il momento emergente di una cura pastorale che coinvolge il servizio di carità di tutti i fratelli, secondo vari uffici e ministeri. I gesti rituali fioriscono se l’ambiente è vitale, ricco di un amore attento e prodigo: di esso sono la conseguenza e il coronamento. Nella prospettiva del nostro sussidio per animatori, ecco alcuni suggerimenti per favorire qualche aspetto della diaconia verso i sofferenti.

  • Stare vicini ai familiari dell’infermo. Mentre essi dovrebbero esserne il naturale sostegno, spesso invece si ritrovano con una fede debole, o rispetto umano, o anche una certa incapacità di pregare accanto e con i loro cari, o una difficoltà a esprimere valutazioni e conforto alla luce del Vangelo. È un’occasione privilegiata per approfondire delle amicizie in senso cristiano e di iniziare all’esperienza di «chiesa domestica». Un aiuto può anche venire da libri o articoli, che sono da far conoscere.
  • In una comunità, è normale pregare per i malati, anche nominativamente, al momento delle intercessioni (preghiera dei fedeli) durante la liturgia. Ma è utile pure organizzare un aggiornato servizio di informazione, e invitare a impegnarsi in turni di visita.
  • La visita agli infermi è dovere dei sacerdoti, ma è impreziosita dall’opera di collaboratori generosi e preparati, in particolare di coloro che il vescovo ha designato come «ministri straordinari dell’Eucaristia» («Immensae caritatis», del 29-3-73; «De sacra communione… extra Missam», nn. 54-78; Rituale dell’unzione e cura pastorale degli infermi, n. 29). Un momento dell’incontro deve essere spirituale e lo può diventare in un crescendo di iniziative e attenzioni alle quali la musica non è estranea. Quando le condizioni fisiche e morali del malato lo consentono, si può ascoltare insieme della musica, che sia adatta per il suo carattere distensivo, dal repertorio classico o da arrangiamenti recenti: bastano un registratore e una cassetta! Il repertorio utilizzabile è vastissimo: dalla musica puramente strumentale, a canzoni, a documenti parlati per un approfondimento del messaggio religioso. Si vedano i cataloghi editoriali e le recensioni di novità (anche in MeA informa) delle diverse case, particolarmente quelle cattoliche. Ascoltare insieme i Vangeli, i Salmi, messaggi e riflessioni, ecc,. non dispensa però dall’attualizzare l’annuncio e dal pregare insieme. La Parola di Dio, proclamata e pregata, è il culmine ideale di ogni incontro cristiano, in vista di un incontro pienamente sacramentate,
  • Un problema più vasto è quello della catechesi sulla malattia e circa i sacramenti degli infermi, che deve essere affrontato per ogni età. Non è nostro compito in questa sede. Ricordiamo però il ruolo che possono avere a questo scopo il canto, le canzoni-messaggio, le drammatizzazioni, i concerti-recital…

Musica con o per i malati (a cura di Giovanni Maria Rossi)

Che senso ha

Prima di affrontare esplicitamente il tema delle celebrazioni, vogliamo tentare di prendere la cosa un po’ più a monte. Come può il malato essere disposto all’incontro con Cristo, se non è psicologicamente sereno? La psiche ha una sua grande importanza in tutti i comportamenti. Rasserenando la psiche, si apre una possibilità di avere il campo aperto a un incontro profondo com’è quello con Dio. Anche in questo caso, e prima del sacramento, «tutto ciò che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatto a me»! (Mt 23,40). Queste sono, in fondo, le premesse di un accordo fra musicoterapia e Vangelo. Musicoterapia: una parola nuova per una realtà vecchia, che risale fino alle più antiche civiltà. Ad esempio, già i cinesi (III sec. a.C.), e dopo di loro i greci, riconoscevano chiaramente a scale, melodie, ritmi e strumenti, un diverso influsso sul sistema psichico e spirituale dell’uomo. Nel nostro caso, possiamo fare un passo avanti: collegare alla musica una parola, un testo religioso. Anche questa è una strada per far meglio accettare l’iniziazione cristiana al senso della malattia.

Con quali malati

Con tutti coloro che sono in grado di far musica o con il canto o con il suono, in case private, in scuole, in luoghi di cura, sempre però con l’intelligente consulenza del medico.

Quale musica

Bisogna essere attenti alle situazioni particolari: è assolutamente necessario agire in stretta collaborazione, oltre che con il medico curante, con uno psicologo, per non rischiare di trovarsi di fronte a effetti indesiderati. Con alcuni malati sarà preferibile ad es. fare del gregoriano, con altri un Perosi con organo. con altri degli spirituals, con altri ancora delle canzoni tipo Gen rosso ‘, ecc. Con alcuni, la cosa migliore sarà quella di creare assieme nuove canzoni.

Per quali malati

Il ‘per’ significa musica fatta da altri per loro, senza nessun altro loro concorso attivo che l’ascolto. Anche qui bisogna agire d’intesa con il medico e lo psicologo. Non posso far ascoltare musica qualunque, a chiunque e comunque. E questo vale anche per l’ascolto di canti religiosi! Non sì ottiene lo stesso effetto facendo ascoltare la «Missa Papae Marcelli» di Palestrina o un «salmo» di Giombini. Cosi, non è la stessa cosa far ascoltare musica (e parole) di un certo stile a malati giovani o vecchi, han­dicappati di vario tipo, ammalati polmonari, ecc.

I sacramenti dei malati

Il titolo è volutamente al plurale, ed è preso dall’introduzione al nuovo rituale. I capitoli del volume specificano poi i vari gesti sacramentali, offrendo norme pastorali, rituali e scelta di testi. Qui ci occupiamo solo di tre momenti e per ciascuno ci limitiamo a quegli aspetti celebrativi che consentono o si arricchiscono per l’opera di animatori liturgico-musicali.

A) Visita e comunione agli infermi

Non si tratta più della visita di cui al paragrafo precedente, ma di un vero atto liturgico, di una celebrazione ecclesiale, nella quale il «visitatore» è Cristo stesso. La comunione eucaristica, portata dal sacer­dote o da un incaricato di questo ministero, è anche un segno di «comu­nione» che la comunità offre ai fratelli sofferenti. La celebrazione può in­contrare gravi ostacoli negli ospedali e nelle cliniche «laiche», mentre ha come luoghi privilegiati le pareti domestiche, o ambienti di ricoveri o infer­merie di istituti religiosi, a condizione di farne il punto d’arrivo di un vero servizio fraterno (che passa spesso attraverso le forme anche più umili della carità!).

* Il rito ordinario prevede quattro momenti:

  • Riti iniziali: saluto, antifona eucaristica, aspersione, atto peni­tenziale.
    Nulla vieta che l’ambiente sia opportunamente sonorizzato. Se c’è la possibilità, si può anche eseguire un inno eucaristico, o cantare la lita­nia penitenziale. Per questo rimandiamo ai repertori più volte citati nella rivista.
  • Liturgia della Parola: lettura ed eventuale riflessione sul testo letto.
  • Rito di comunione: preghiera del Signore, comunione, silenzio, inno di lode.
    Anche qui si offre la possibilità di due interventi cantati: il Padre no­stro, e un canto di ringraziamento (anche un salmo).
  • Conclusione: benedizione.
    Non vogliamo insistere che si canti a ogni costo. Ma non vorremmo nemmeno che si desse per scontato di eliminare tutto e sempre il canto. Basterebbe la presenza di un piccolo gruppo di persone (specialmente nelle occasioni più significative della vita liturgica o della vita degli infermi) per ottenere un canto discreto e devoto, capace di trasformare un ambiente familiare in autentico cenacolo.

* Vi è la possibilità, più interessante, della messa domestica. Allora la mu­sica e il canto trovano spazi e giustificazioni anche più qualificate. Il discorso del canto nelle messe domestiche e di gruppo verrà affrontato da MeA in forma adeguata, secondo il suo stile.

B) Il sacramento dell’unzione

I casi che si possono presentare sono diversissimi. Tentiamo una classificazione delle principali situazioni celebrative. Ognuna esige una regia particolare e può implicare in modo e misura diversi la musica o il canto.

La celebrazione a volte riguarda un solo malato, in casa o in chiesa, con o senza messa. Oppure raduna più malati, con o senza Eucaristia, in ospedale, durante un pellegrinaggio, sul piazzale di una chiesa, in un santuario o nella chiesa parrocchiale in occasione di «giornate dei ma­lati». Si noti che il carattere comunitario della celebrazione non è dato dal numero dei malati, ma dalla presenza dell’assemblea in preghiera. Comunque il conferimento del sacramento a più malati insieme è un gesto più espressivo, sia su un piano pedagogico-pastorale, sia su quello teologico.

Ed ecco, in sintesi, le linee che configurano la celebrazione rin­novata del sacramento:

Rito ordinario

  • Riti iniziali: saluto, aspersione con acqua benedetta, parole illustrative del gesto sacramentale. Atto penitenziale. Possibilità di ambientazione sonora, di canto iniziale, di una litania penitenziale.
  • Liturgia della Parola: lezionario ricchissimo.
    Possibilità di cantare il salmo e l’acclamazione al vangelo.
  • Rito dell’unzione: invocazioni litaniche e imposizione delle mani, rendimento di grazie sull’olio o benedizione, gesto sacramentale, orazione.
    Possibilità di ritornello litanico nella preghiera, e di interventi acclamatori nel rendimento di grazie, come «Gloria a te, Signore!».
  • Riti conclusivi: Padre nostro (eventuale comunione), benedizione.
    Possibilità di cantare la preghiera del Signore, di cantare durante la comunione, o dopo, e infine di un canto conclusivo.

Per quanto riguarda il canto, anche nell’ipotesi del conferimento individuale, vale quanto si è già osservato a proposito della comunione. È desiderabile la presenza consapevole e la partecipazione attiva degli astanti e dell’infermo stesso, coinvolti in un gesto le cui forme siano rispettose delle persone e della situazione: proprio per questo non ridotte a «scheletri» inespressivi e a volte angoscianti. È chiaro che si deve aver superato la prospettiva degli «ultimi momenti», e che deve piuttosto venire alla luce la dimensione «terapeutica» della fede-sacramento.

Celebrazione del rito durante la messa

Essendo la celebrazione ecclesialmente più significativa, indichiamo a proposito di questa i canti che ci sembrano più adatti, avvertendo che sono utilizzabili anche per i momenti analoghi del rito ordinario già descritto.

Un’osservazione generale, mai sufficientemente ribadita: ogni canto può prestarsi a diverse ‘letture’ o percezioni. Generalmente è collocabile in più di una situazione. Un pensiero sarà utile per ambientarlo, suggerendo modi di interpretazione e di attualizzazione, ed eventualmente i sentimenti che dovrebbero animarne l’esecuzione. La nostra elencazione è solo esemplificativa. Non ci sono nei repertori canti «ad hoc» per i malati, ma una scorsa sotto questo punto di vista dà risultati soddisfacenti.

Canto d’entrata

Non è l’inizio assoluto, ma l’avvio rituale di una festa già cominciata, la «sigla» di una fraternità già in atto, il farsi voce di una fede e di una supplica già presenti: questi incontri infatti presuppongono una sensibilizzazione accurata e una preparazione ben condotta. Temi di questo canto possono essere1:

  • la proclamazione e/o meditazione dell’opera salvifica del Cristo, particolarmente nel suo mistero di amore crocifisso, che sana le nostre ferite:
  • Venite a lui: Matteo 823, ed, ECO (cf MeA 16-17,8)
  • Cristo inchiodato alla croce: AV 1/1977, p. 10
  • Cristo Agnello, mistero d’amore: LP 104
  • Ecco il servo sofferente: LD308
  • La croce di Cristo è nostra salvezza: LD 300
  • l’espressione di fiducia, l’invocazione di aiuto:
    • Io confido in te: AV 1/1974, p. 11
    • Se tu m’accogli/Signore Dio, in te confido CP 72; LO 287
    • È un tetto la mano di Dio: Pcc• 46/13 (cf MeA 1, 12)
    • Ricordati di Gesù Cristo: USS 41
    • Quando cammino per il mondo: Pcc28/60

Salmo responsoriale

Il lezionario è ricchissimo di temi biblici, e riporta come risposta alla Parola molteplici salmi. Per questo momento indichiamo come possi­bilità:

  • + esecuzione di un salmo interamente musicato:
    • Il Signore è mio pastore (sai 22): CP l
    • A te, Signore, innalzo l’anima mia (sal 24): CP 3
    • Benedirà iI Signore (sal 35): CP 4
    • Lodate, servi del Signore (sal 112, responsoriale): LO 399 (cf MeA 10-11,2)
    • Fa che vediamo, Dio. il tuo amore: LO 218
  • + esecuzione dell’antifona, intercalata al salmo, secondo il genere let­terario:
    • Padre, sia fatta la tua volontà (sal 39): CP 29
    • Sollevo i miei occhi (sal 22): CP 109; LO 199 e 282
    • Sei la mia luce (sal 26): Pcc 46/14 (cf MeA 9,3)
    • Padre, nelle tue mani: LO 305
  • + esecuzione solistica (o corale) di un canto di meditazione su vari temi legati alla Parola annunciata:
    • Lo Spirito del Signore: USS 85
    • Chi ci separerà: USS 66
    • Se mi vuoi seguire: LP 396
    • Nel tuo regno (beatitudini): LO 188
    • Tu siedi lassù: Pcc 33/102
    • A te canto: Pcc 24/16
    • Sei con me: Pcc 24/18

Rito dell’unzione

Litania:

  • una delle invocazioni «Ascoltaci, Signore» (cf vari repertori: es. USS 164), oppure un ritornello più sviluppato, es. Pcc 46/10

Rendimento di grazie sull’olio, o benedizione:

  • Gloria a te, Signore: LO 47 e 421
  • Gloria cantiamo a te: USS 158 (cf MeA 19, 27)

Durante l’unzione:
(il rito, se prolungato, può essere accompagnato da canti adatti, ad es.):

  • + espressioni di preghiera:
    • Vieni, Spirito consolatore: LD 350
    • Conserva il mio cuore nella pace: USS 97
    • Anima mia: Pcc 37/146
  • + professioni di fede nel Dio della vita:
    • Canto la tua gloria: Pcc, 37/145 (cf MeA 10-11.8)
    • Io vivo e credo la tua volontà: Pcc 35/23
    • Inutilmente mi insegue la morte: Pcc 37/143
    • Credo nella mia vita: Pcc 31/90
    • Voglio morire come te: Pec 47/12 (cf MeA 2,8)
  • + riflessioni sapienziali:
    • Quando busserò: Pcc 24/15; CP 134; LP 476
    • Vorrei gridare al mondo: Pcc 23/9: CP 127
    • Stavo annegando: Pcc 26/40
    • Sento la tua mano: Pcc 30/71
    • Chi la croce accoglierà: CP 81
    • Coloro che seminano in lacrime: LD 414

Liturgia eucaristica

Non è il caso di inserire altri canti, salvo le acclamazioni della Preghiera eucaristica (cf dossier in MeA 19). Il tempo della comunione invece sembra richiedere un inno adatto, o qualche antifona ripetuta come giaculatoria responsoriale. Ad es.:

  • + inni:
    • Abbiamo sete di te: LD 368
    • Io so in chi ho messo la mia speranza: L. Deiss, Tu amerai, ed. EP, p. 11.
    • Se m’accogli: P. A. Sequeri, Eppure tu sei qui, ed. ECO, p. 14
    • Sorgente dell’eterna vita: LD 184
    • Cuore del Verbo incarnato: CF (ed, generale) 194
  • + antifone (possono intercalare la lettura di un salmo o di un testo poetico, pro­clamato su fondo sonoro):
    • Il Signore ha vinto la morte: LD 329
    • Padre, se questo calice: LD 299
    • Anima mia, benedici: LD 194
    • Conserva il mio cuore nella pace: USS 97
    • Confortatevi: CF 260

Naturalmente si potranno scegliere anche canti di comunione più gene­rici, tra quelli già spesse volte indicati,

C) il viatico

È il vero sacramento per chi sta per lasciare questo mondo. Il nuovo rito prevede che questa «ultima comunione» si possa ricevere durante la celebrazione eucaristica domestica. La particolare situazione sembra esclu­dere l’opportunità di eseguire dei canti. Ciò non toglie che in alcune circo­stanze si possa cercare di contribuire a un clima di serenità e quasi di festa spirituale, mediante una discreta sonorizzazione d’ambiente, almeno per al­cuni momenti della messa. Dipenderà molto dalla preparazione interiore di malati e familiari. Ma si sa dalla storia della chiesa che vi è stato chi ha desiderato morire immerso nell’onda della lode canora al Signore, quasi preludio dell’incontro nella patria del canto perenne.

Conclusione

Facciamo nostra la conclusione di L. Brandolini, al XIV con­vegno liturgico pastorale dell’Opera della Regalità:

«È accademia ciò che abbiamo detto? Semplicistica utopia di liturgisti patiti o disancorati dalla realtà? Come oggi stanno le cose, qualcuno potrebbe – e con fondamento – pensarlo. Un cambiamento, anche radicale come quello descritto, è possibile. Ce lo dice da una parte l’esperienza e dall’altra ce lo garantisce la fiducia che dobbiamo avere nello Spirito, che continuamente sospinge la Chiesa a rinnovarsi in Cristo, per essere nel mondo segno di speranza e consolazione per coloro che soffrono».

Appendice

Il rituale

Il libro ufficiale, edito dalla CEI nel 1974, s’intitola «Sacramento dell’Unzione e cura pastorale degli infermi».

I riti sono presentati in due volumi:

  • uno più completo, in formato grande (da altare e ambone);
  • uno in edizione e formato ridotti, per la praticità e l’utilità di sacerdoti e fedeli.

Per il nostro discorso, più interessante è l’edizione maggiore, perché considera i casi di celebrazioni per uno o più infermi, inserite nell’Eucaristia, o comunque alla presenza di una vera assemblea di fedeli. In linea di principio, questo è il caso «normale» (o tipico), anche se per varie circostanze un’altra prassi è praticamente più «ordinaria». Come in ogni altro libro rituale, nel nostro Ordo si trovano:

  • premesse teologico-pastorali (molto belle);
  • la descrizione e i testi per le varie forme di celebrazione;
  • un abbondante lezionario.

Il nuovo rito è diventato obbligatorio per la Chiesa italiana il 15 febbraio 1975.


NOTA

Nota di Psallite!: Per l’individuazione dei diversi canti proposti sono indicate delle sigle che riportano a pubblicazioni all’epoca in uso e che di seguito specifichiamo:

  • AV: Armonia di voci, rivista bimestrale di canto, ed. ElleDiCi
  • CF: I canti della fede, Regione Lombda, ed. Carrara
  • CP: Nella Casa del Padre, ed. ElleDiCi
  • LD: Lodate Dio, a cura del Centro di Liturgia di Lugano, ed. Carrara
  • LP: Libro della preghiera, 2° edizione, Regione Triveneta, ed. ElleDiCi
  • MeA: Musica e Assemblea, ed. Dehoniane
  • Pcc: Cantiamo, schedario delle pubblicazioni musicali della Pro Civitate Christiana
  • USS: Un solo Signore, ed. Paoline

Autore

  • Mons. Felice Rainoldi (11 giugno 1935 - 31 dicembre 2105) Presbitero della diocesi di Como ha vissuto pienamente la sua vita nel ministero presbiterale. Pastore (parroco), musicologo, liturgista, musicista (compositore e direttore di coro), docente, ricercatore e attivo propulsore della riforma conciliare in campo liturgico-musicale. Dai suoi maestri, don Luigi Agustoni, Luigi Picchi, i docenti del Pontificio Istituto di Musica sacra di Milano, ha assimilato non solo le necessarie competenze, ma soprattutto un'esigente serietà nella ricerca, e nell'elaborazione dei suoi risultati. Sono numerosi i suoi volumi di analisi e commento dei principali aspetti del canto e della musica nella celebrazione, rinnovata dal Vaticano II. La sua opera più impegnativa, un vero gioiello della storiografia musicale italiana, rimane la sua storia della musica sacra: \emph{Traditio canendi. Appunti per una storia dei riti cristiani cantati }(CLV, Roma, 2000). Oltre a un prolungato insegnamento nel Seminario diocesano di Como e alla sua attività di maestro del Coro della Cattedrale di Como è stato un perno dei corsi estivi per animatori musicali, istituiti dall'area italiana di \emph{\textup{Universa Laus}}, gruppo di studio del quale peraltro fu uno dei membri "storici", come pure del Corso di perfezionamento liturgico-musicale (COPERLIM) della CEI. Le attività dell'Ufficio Liturgico Nazionale lo hanno di frequente impegnato.

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Mons. Felice Rainoldi
(11 giugno 1935 - 31 dicembre 2105)

Presbitero della diocesi di Como ha vissuto pienamente la sua vita nel ministero presbiterale. Pastore (parroco), musicologo, liturgista, musicista (compositore e direttore di coro), docente, ricercatore e attivo propulsore della riforma conciliare in campo liturgico-musicale. Dai suoi maestri, don Luigi Agustoni, Luigi Picchi, i docenti del Pontificio Istituto di Musica sacra di Milano, ha assimilato non solo le necessarie competenze, ma soprattutto un'esigente serietà nella ricerca, e nell'elaborazione dei suoi risultati. Sono numerosi i suoi volumi di analisi e commento dei principali aspetti del canto e della musica nella celebrazione, rinnovata dal Vaticano II. La sua opera più impegnativa, un vero gioiello della storiografia musicale italiana, rimane la sua storia della musica sacra: \emph{Traditio canendi. Appunti per una storia dei riti cristiani cantati }(CLV, Roma, 2000). Oltre a un prolungato insegnamento nel Seminario diocesano di Como e alla sua attività di maestro del Coro della Cattedrale di Como è stato un perno dei corsi estivi per animatori musicali, istituiti dall'area italiana di \emph{\textup{Universa Laus}}, gruppo di studio del quale peraltro fu uno dei membri "storici", come pure del Corso di perfezionamento liturgico-musicale (COPERLIM) della CEI. Le attività dell'Ufficio Liturgico Nazionale lo hanno di frequente impegnato.