Tecnica, dizione e seria preparazione
Roberta Frameglia
“Chi canta male parla male, respira male, si muove male e ha un cattivo rapporto col proprio corpo”: su questi concetti Serge Wilfart (1941)[1] , cantante e docente di grande esperienza, basa il suo lavoro sulla voce che è insieme terapeutico e costruttivo. “La voce è la quintessenza del corpo, della psiche, e dello spirito che cerca di aprirsi un varco” e continua “in ogni voce c’è un aspetto genesico, affettivo, spirituale”: il nostro compito consiste nel trovare un equilibrio interiore perché questi aspetti riescano ad essere espressi in verità, coerenza e naturalezza, qualunque sia il tipo di canto che affronteremo, che sia lirico, pop o liturgico.
Ma cos’è il canto liturgico? Si può definirlo come un canto naturale, educato, senza eccessi e molto adeso al testo, aspetto preponderante.
Quali sono i suggerimenti perché il ciclo respirazione-parola-ritmo-suono, come li elenca in successione Rachele Maragliano Mori (1894-1992)[2] sia la giusta espressione del testo sacro? E soprattutto è possibile che questo avvenga? Alcuni suggerimenti ci aiuteranno a capire. I canti a cui farò riferimento saranno prevalentemente di tipo assembleare.
- Il canto liturgico non solo è preghiera cantata, ma è la nostra preghiera cantata: è bene proporre un canto il più naturalmente possibile, senza esagerazione nel suono o nella pronuncia, evitando al contrario eccessiva mestizia e deferenza. Anche una valida postura deve essere espressione della nostra intenzione di preghiera nel canto: un salmista che all’ambone si mostrerà eccessivamente sicuro di sé, sovrasterà con la sua presenza il testo e il canto, come un cantore incerto e malfermo rappresenterà anche con la sua voce insicurezza e instabilità. Gli occhi senza dubbio sono uno dei maggiori coefficienti per un salmista all’ambone, soprattutto durante il ritornello del salmo responsoriale, quando, dopo averlo perfettamente memorizzato, inviterà alla risposta alzando il capo e guardando l’assemblea, magari accompagnando il movimento con un modesto cenno della mano (Figura 1).

Ma cosa significa concretamente avere una valida postura? Si intende un giusto allineamento del corpo che sia adatto al canto: in piedi col peso su entrambe le gambe, con la testa alta e “fiera” e lo sguardo medio-alto, il collo diritto, le spalle rilassate, la cassa toracica non rigida, come il bacino e le ginocchia. Se si tiene uno spartito si deve avere “lo spartito nella testa, non la testa nello spartito” (Hans Bülow). Tutto il corpo è in tensione, cioè pronto per cantare, ma non rigido (Figura 2). La stessa cosa vale se dovessimo cantare seduti: l’appoggio è sul bordo in avanti della sedia, facendo attenzione che non si crei un arco lombare, le gambe poi faranno un angolo retto (Figura 3).


Un aiuto per affrontare la paura di cantare di fronte ai fedeli può essere ricordare che il cantore sta trasmettendo un testo di cui è messaggero. Diventa così sì una responsabilità, ma al contempo una de-responsabilizzazione.
- La scelta di un brano che sia scritto bene per la voce è molto importante (qui si intende una melodia non improvvisata, o scritta perché “è bella”, facile o complicata che sia), con intervalli ponderati, con un andamento ritmico che aiuta la pronuncia, con le giuste sillabe e giuste vocali nelle note più acute. Attenzione a questo ultimo aspetto: le note acute. Si prediligano brani con un’estensione prevalentemente centrale, per evitare “ingolamenti” o al contrario l’obbligo a “girare la voce” liricamente, uscendo quindi dallo stile liturgico.
- Leggere il testo prima di cantare. È fondamentale che il cantore sappia cosa sta cantando, dal punto di vista sia contestuale che sintattico. Se la melodia è scritta bene sarà semplice rispettare la punteggiatura e quindi la sintassi per far capire meglio il testo. Se la melodia è banale o raffazzonata, si cercherà di esprimere il testo con più grazia possibile per dare senso alla melodia, oppure si scelga un brano differente, sempre considerando il momento liturgico in cui inserirlo.
- È bene rispettare la giusta dizione. Le inflessioni regionali (le E o le O aperte o chiuse, le sillabe doppie o appiattite, gli strascicamenti o il raddoppio iniziale delle consonanti), come la lettura alla Carmelo Bene, ridondante e teatrale, distolgono dalla corretta interpretazione e comprensione del testo e soprattutto sono lontane dallo stile liturgico e talvolta rischiano di compromettere addirittura la salute del nostro apparato vocale. Prestare attenzione poi a parole come mio, tuo, Dio formate da uno iato, che tendenzialmente è bene separare per non rischiare di dare l’accento sull’ultima vocale o. Ricordare poi che si canta sulle vocali, ma sono le consonanti “i buttafuori” delle vocali, quindi non basta ascoltare una nuvola di bei suoni senza che si comprenda il significato del testo.
Se pensiamo ad un canto noto come “Sei Tu Signore il pane” l’errore di mettere l’accento alla fine dello iato è spesso udito (Nell’ultima suà cena…la vita mià per voi, mentre è corretto separare le vocali Nell’ultima su-a cena…la vita mi-a per voi) [Esempio audio 1[3]].
Un altro accorgimento importante va segnalato quando si succedono due note uguali: la seconda va cantata quasi sempre più sottovoce della prima, per un discorso di accento sillabico, ma soprattutto per l’andamento melodico. Troviamo un semplice esempio nella Figura 4 [Esempio audio 2[4]]: nella strofa del canto “Chiesa di Dio” la seconda sillaba della parola chiama, come l’ultima in Vangelo, va cantata più piano, sottolineando l’accento più forte sulla sillaba precedente.

Attenzione va ulteriormente posta sull’ultima sillaba prima del respiro, dove d’abitudine si dà l’accento (per la fretta di respirare). Un esempio lo troviamo in “Sei tu Signore il pane” (Figura 5) [Esempio audio 3[5]], dove sulla sillaba finale di pane e di nuova si tende a mettere un accento inutile e dannoso per il canto.

Si tenga presente anche che talvolta in presenza di due vocali vicine di fine e inizio parola successiva, è bene separarle con un colpo di glottide (cioè dando un piccolo “accento” sulla seconda vocale) (Figura 6) [Esempio Audio 4[6]], dove prima di insieme si può fare un respiro per aiutarsi. Se si fa con un solo fiato è bene separare le due vocali i).

- Conoscere il nostro apparato fonatorio. Sapere come siamo fatti e di cosa il nostro corpo ha bisogno è molto importante, senza cercare elisir improvvisati o di posa: seguendo sane abitudini di vita, come dormire e mangiare bene, mantenere il nostro corpo idratato, fare movimento, serve a mantenerci in salute e ad affrontare con più forze i malanni di stagione.
Per cantare bene è necessario avere un buon controllo muscolare anche per far fronte all’agitazione del cantare in pubblico, cosa che capita anche ai più esperti, figuriamoci ai non professionisti. Appoggiarsi ad un insegnante di canto può essere una buona cosa, per affinare la tecnica tramite un orecchio esperto esterno ed acquisire sempre maggior consapevolezza del proprio corpo.
- Avere coscienza dei respiri da prendere all’interno di un brano, possibilmente segnandoli a matita nel nostro spartito. Interrompere il fraseggio con piccoli rabbocchi tanto quanto è consentito durante un’esecuzione corale, non deve accadere al solista, il quale deve sempre rispettare la sintassi.
- Prestare seria attenzione alle cattive abitudini come i glissando fra un intervallo e l’altro o alle note di appoggiatura che sembrano semplificare la difficoltà invece creano un effetto falsato che ricorda le sigle dei cartoni animati.
Questi sono solo alcuni degli innumerevoli aspetti da tener presente quando si approccia un canto liturgico. La cosa fondamentale è che lo si avvicini con serietà e rispetto, con la giusta preparazione e senza improvvisare.
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NOTE
[1] Wilfart Serge, Il canto dell’essere. Analizzare, costruire, armonizzare con la voce, Servitium Editrice, Troina (EN), 2006
[2] Maragliano Mori Rachele, Coscienza della voce nella scuola italiana di canto, Edizioni Curci, Milano, 1993
[3] ESEMPIO AUDIO 1: https://psallite.bandcamp.com/track/esempio-1-sei-tu-signore-il-pane
[4] ESEMPIO AUDIO 2: https://psallite.bandcamp.com/track/esempio-2-chiesa-di-dio
[5] ESEMPIO AUDIO 3: https://psallite.bandcamp.com/track/esempio-3-sei-tu-signore-il-pane-2a-parte
[6] ESEMPIO AUDIO 4: https://psallite.bandcamp.com/track/esempio-4-la-creazione-giubili